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12/10/2020
La pandemia mondiale di COVID19 si è insinuata nelle nostre vite in modo dirompente e totalizzante, talvolta stravolgendole completamente.
Per alcuni di noi è stato un vero e proprio trauma e la fase di “new normal” che stiamo attraversando non è affatto semplice da gestire.
Nei mesi scorsi in molti di noi si è attivata una risposta di sopravvivenza naturale del tipo attacco/fuga: percepiamo Il sistema sociale nel quale siamo inseriti come una minaccia e viviamo un costante stato di allerta, che genera ansia e angoscia.
Siamo inoltre stati chiamati alla responsabilità di non uscire per lungo tempo, a ridefinire i confini dei rapporti interpersonali (anche i più intimi), a modificare le più semplici abitudini quotidiane: a ridefinire, insomma, il nostro concetto di normalità.
Ora siamo di fronte alla sfida della convivenza: dobbiamo imparare a convivere con il virus, operando una lenta e graduale riconfigurazione delle principali attività lavorative e sociali, senza mai dimenticare le precauzioni sin qui adottate.
Non tutte le persone sono in grado di gestire lo stress psicologico, la paura e l’angoscia legate a questa situazione incerta: le capacità di adattamento, di coping e la resilienza non sono uguali per tutti e dipendono da fattori individuali, di natura genetica, ambientale, sociale, culturale ed esperienziale.
Adattarsi al “new normal” non è semplice per nessuno.
Si possono individuare due categorie di “trauma da pandemia”:
1. I traumi lievi: traumi lievi sono l’aver perso la libertà, il confinamento in spazi piccoli, la gestione difficoltosa della vita quotidiana tra smart working e didattica a distanza o figli piccoli, dei disabili e degli anziani e non ultimo la perdita di lavoro e le ricadute economiche.
I sintomi sono principalmente di natura psicosomatica:
2. Il disturbo post traumatico da stress: molto più complesso da gestire, richiede un aiuto professionale; compare dopo eventi molto gravi come atti terroristici, incidenti, terremoti e in cui rientra anche la pandemia di coronavirus. Può colpire chi ha perso i familiari o tutti quegli operatori che sono in prima linea negli ospedali. I sintomi sono diversi:
Potrebbero verificarsi episodi di ansia, malumore, abuso di alcol, farmaci o sostanze stupefacenti, attacchi di panico.
In caso si sentisse di non riuscire a gestire da soli ansia, paura e preoccupazione per “quello che sarà”, è sempre possibile chiedere un aiuto professionale.
Un percorso di supporto psicologico può essere davvero utile per affrontare le proprie difficoltà e vivere con maggiore serenità un momento tanto sconvolgente come questo: è importante sapere che i percorsi terapeutici possono essere effettuati sia di persona che in videovisita.